Con il 1935 finiscono le comiche, i magnifici due (o tre) rulli che avevano reso celebre la comicità di L&H. Non fu solo il loro produttore, o la Metro, a decidere il passaggio definitivo al film a lunga durata, che era iniziato abbastanza regolarmente già dal 1931. Furono forse anche gli stessi attori. I motivi possono essere tanti: i maggiori incassi dei lungometraggi, o l'ambizione personale, o l'imminente fine dell'era delle comiche per l'arrivo prepotente sul mercato dei disegni animati. Infatti, Topolino sorretto dalla sempre più potente organizzazione Disney, Popeye distribuito dalla Paramount, Picchiarello dalla Universal, e tanti altri per ogni grossa casa di Hollywood, costituivano l'alternativa "fisica" ai due rulli di complemento al film, come erano stati per anni L&H.
Fu una scelta inevitabile, ma dolorosa per Stan, che se ne lamenterà sempre. Con la fine del cortometraggio comico finisce un modo di intendere il cinema, quello delle piccole case di produzione, quello dei Keaton e dei Langdon del muto, di tutti quelli toccati dalla stessa forza creativa, dalla stessa libertà e felicità di creazione.
L'ultimo periodo delle comiche è spesso considerato minore. Certo i film precedenti facevano più ridere, erano più scatenati, ma non sempre le comiche più divertenti sono le migliori. Ciò che hanno perso in furore, L&H lo acquistano in omogeneità, in sicurezza di gesti e nel rigore delle gag. La loro estrema lentezza nel costruire la situazione comica fa parte integrante della meticolosità della messa in scena. Il vero e proprio rito della ripetizione di trovate e situazioni già collaudate, invece di annoiarci, sortirà l'effetto opposto: ci consentirà di godere maggiormente, poiché la conosciamo, una gag in tutto il suo sviluppo e nelle sue piccole divertenti variazioni.