Robert Mitchum, nome d'arte di Robert Charles Durman Mitchum (Bridgeport, Connecticut 1917 - Santa Barbara, California 1997) attore statunitense.
Il 'duro' del cinema americano per eccellenza, ha solo due anni quando il padre, James, operaio alle ferrovie, muore in un incidente sul lavoro. La madre, Anne, di origine norvegese, si ritrova vedova con tre figli da mantenere. Per sbarcare il lunario decide allora di svolgere il mestiere di linotipista. Per aiutare la famiglia il giovane Robert è costretto a fare molti lavori: dallo scaricatore di porto al minatore, dal buttafuori di night-club al commerciante, dallo scrittore di testi per spettacoli di varietà al pugile.
La sua carriera comincia quando entra casualmente negli studi della RKO e scopre la sua prima vena artistica dedicandosi a sceneggiature. In seguito ricopre piccole parti in film prodotti dalle più grandi majors, come il ruolo di Mickey Halligan in The Dancing Masters (Maestri di ballo, 1943), accanto a dei 'mostri sacri' del cinema, quali Stan Laurel e Oliver Hardy.
Nella seconda metà degli anni '40, firma un contratto con la RKO di Howard Hughes e si avvia verso una prestigiosa carriera. Nel 1946 riceve una candidatura all'Oscar per The Story of G. I. Joe (I forzati della gloria, 1945), di William A. Wellman. L'anno dopo interpreta l'anti-razzista William Tabeshaw in Till the End of Time (Anime ferite, 1946), di Edward Dmytryk, per poi incarnare un detective privato in Out of the Past (Le catene della colpa, 1947), di Jacques Tourneur. Ribelle naturale, inquieto anche nel privato (ha una condanna per droga), affronta ruoli negativi mostrando un'interessante evoluzione recitativa.
Nel 1955 arriva il grandissimo successo con Night of the Hunter (La morte corre sul fiume, 1955), dove non esita a mostrarsi un inesorabile assassino. Partecipa a grandi film western, come River of No Return (La magnifica preda, 1954), con Marilyn Monroe, The Wonderful Country (Il meraviglioso paese, 1959) e El Dorado (El Dorado, 1967).
Seguono altri grandi interpretazioni, come quella del soldato in Heaven Knows, Mr. Allison (L'anima e la carne, 1957) di John Huston o quella del dispotico padre di famiglia in conflitto con i figli in Home from the Hill (A casa dopo l'uragano, 1960) di Vincente Minnelli.
Gli anni '70 sono ricchi di impegni: è il marito irlandese, severo e austero, capace di comprendere il tradimento della giovane moglie in Ryan's Daughter (La figlia di Ryan, 1970) di David Lean; un eroe stanco dalle troppe battaglie perse in film d'azione crepuscolari e splendidi come The Friends of Eddie Coyle (Gli amici di Eddie Coyle, 1973) di Peter Yates e The Yakuza (Yakuza, 1975) di Sydney Pollack; il segugio invecchiato, ma pur sempre pericoloso Philip Marlowe in Farewell, My Lovely (Marlowe, il poliziotto privato, 1975) di Dick Richards e The Big Sleep (Marlowe indaga, 1978) di Michael Winner.
E poi trova ancora l'energia, affronta il tempo, per raccontare uno straordinario vecchio in Maria's Lovers (Maria Lovers, 1984) di Andrei Konchalovskij. Il regista Martin Scorsese, in Cape Fear (Cape Fear - Il promontorio della paura) lo ripropone nel '91 nei panni dell'avvocato psicopatico che aveva interpretato trent'anni prima in Cape Fear (Il promontorio della paura, 1962).
Conclude la sua fantastica carriera col personaggio del vecchio pistolero in Dead Man (Dead Man, 1995) di Jim Jarmusch. Cinema noir, western, di guerra, drammi e commedie, Robert Mitchum, scomparso all'alba del primo luglio 1997, ha interpretato più di 120 film in cinquant'anni di carriera; di una splendida carriera impreziosita dalla sua capacità di cambiare, dando così prova di voler reinventare il proprio personaggio cinematografico. Ciò dovuto al suo carattere anarchico e anticonformista. Duro e vulnerabile, scontroso e misantropo, cinico e sentimentale, eroico e antieroico, dallo sguardo 'ambiguo e immorale' e volutamente antipatico, a volte da odiare ma che ha fatto innamorare di sé milioni di persone.